istituto italiano di cultura di londra

 

Sono vent’anni che scrivo di cultura a Londra e per tutto questo tempo l’Istituto Italiano di Cultura è stato – è giusto dirlo – un luogo silenzioso, discreto in cui tutto era gestito con il proprio ritmo, nell’ottica di un’estrema educazione, con la giusta pausa per la colazione. Potete immaginare la nostra sorpresa quando nel 2015 arriva un nuovo direttore che manda all’aria tutta quella composta dignità. Non penso che Londra si sia ancora ripresa.
Marco ha detto di volere che le 130 diverse nazionalità di Londra venissero “contaminate, positivamente contaminate dalla cultura italiana”. E questo è stato esattamente quello che ha fatto. Non passa settimana senza che Marco invii due o tre email, spesso il giorno stesso, invitandomi ad andare a conoscere scrittori, artisti, studiosi, registi, musicisti provenienti da ogni sfera culturale, così da poter apprendere dalle voci meno ascoltate dell’Italia contemporanea.
Fiammetta Rocco, responsabile pagine culturali per “The Economist”

 

Dirigo l’Istituto Italiano di Cultura di Londra, dal luglio 2015, un lavoro bellissimo pieno di stimoli, grande velocità, concretezza, e profondità. In questi tre anni sono stati realizzati moltissimi progetti, l’istituto è diventato un luogo molto aperto frequentato da persone di tutte le nazionalita’ e moltissimi giovani. Il mio lavoro è incentrato principalmente sulla contemporaneita’. Mi piace molto spaziare nella letteratura, il teatro, la filosofia, l’arte contemporanea, il cinema e la scienza; la fotografia, e in particolare il mondo della fotografia, mi iniziavano a stare stretti, sentivo l’esigenza di amplificare i confronti con altri mondi, cosi’ l’occasione di Londra è arrivata al momento giusto e mi permette di lavorare con moltissime persone interessanti.
La scorsa estate ho realizzato il mio progetto “Asinara” che in pochi mesi è stato esposto a Cagliari, Pistoia (dieci sale nel bellissimo museo civico di arte contemporanea Palazzo Fabroni), Sassari e al Warburg Institute di Londra, sempre con differenti allestimenti tutti molto belli, e il cui libro e’ stato presentato alla Photographer’s gallery di Londra.

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